NOTE DI REGIA

Amo le favole, anche se questa è una favola nera, e amo le favole nere perché ci fanno vedere la parte più profonda dell'animo umano.  Inoltre mi fanno ridere, sono grottesche, esagerate, “barocche" e il mio teatro si caratterizza proprio per questa estetica espressionista ricorrente nei miei lavori.

Le Maschere, il trucco sempre ricercato e molto elaborato, i costumi fantasiosi e le scene così oniriche sono il mio modo di raccontare la realtà attraverso la favola e il sogno, ma anche di approfondirla e saperla esprimere attraverso l'arte.

“Attraverso il comico arrivare alla libertà", questo è il progetto del laboratorio di quest'anno: un progetto liberatorio che ci ha fatto parlare di noi, dei nostri "draghi" che ci limitano nelle paure ma che una volta conosciuti, esplorati e vinti ci restituiscono il sogno della libertà, Ia nostra. Allora uniti in una sola storia abbiamo parlato di due tiranni miserabili come Popiel, il re ben conosciuto dai bambini polacchi, e il re Ubu prototipi entrambi del potere vissuto ai danni della povera gente. Due "draghi" ma in realtà due fantocci, due buffoni che angariano, tradiscono, sfruttano i Ioro sudditi e questo mi ricorda tanti Ioschi figuri del nostro tempo che sono stati via via cacciati dal loro potere o almeno smascherati nella la loro vera natura animalesca.

ln Popiel i sudditi-contadini-topi si mangiano questo re tiranno e io spero che, metaforicamente o no, tutti noi sappiamo riprenderci la libertà in questi tempi bui sconfiggendo i "draghi", anche sapendo far ridere di loro ma sempre denunciando ogni loro violenza. Potere della comicità e del rídere quello di trasformare veramente la realtà... alla ricerca della libertà!

Claudio Jankowki

Note al testo

Come ci si accosta a un adattamento di Ubu a più di cento anni dalla sua pubblicazione? ln apparenza è difficile dare una risposta a una domanda così ardua, sia chiedersi come ci possa confrontare con un capolavoro. Ubu ha aperto la via al teatro del XX secolo senza rinnegarne le radici, ha irriso senza mai deridere, ha fatto suo il passato capovolgendone i valori e rendendolo proprio. Abbiamo dunque deciso di affrontare questo adattamento con tanto coraggio e con un pizzico di incoscienza: scomponendo, ricostruendo, smontando e rimontando ognuno dei testi che compongono il monumentale Ubu di Jarry. Operazione rischiosa dunque, ma confortata dal pensiero che nessun capolavoro vero ricerca Ia via del museo, ma anzi trova costantemente il modo per poter rinascere, per accogliere innesti nuovi come una pianta che rifiuta di morire per diventare qualcosa di "altro" senza mai tradire la propria natura. E' noto che Ubu raccoglie e rielabora motivi di opere shakespeariane. Abbiamo deciso di spingere l'acceleratore su queste fonti primarie del re folle e un po' bambino, facendolo davvero dialogare con l'Amleto, il Riccardo lll, il Macbeth. Quello che era in nuce, ora diventa scoperto, ciò che era rimando, è adesso trasgressione sfacciata. A questo abbiamo aggiunto, su suggerimento di Claudio Jankowski, Ia leggenda di Re Popiel, favola polacca pre-shakespeariana che trova in modo patafisico (la strana scienza professata da Ubu) Ia quadratura del cerchio. ln fondo l'azione si svolge in Polonia, come dice Io stesso Jarry, e cioè da nessuna parte.

Restando fedeli al testo, pur nel tradimento, persino i piccoli palotini, i soldati ingenui ed efferati di Ubu trovano nuove parole e una nuova melodia nelle musiche originali di Riccardo Alemanno.

Con la speranza di tornare ancora oggi a stupire e a divertire, ricordiamo che la sciocca tirannia è sempre più prossima e vicina a noi di quanto potrà mai essere un fantomatico e utopico saggio governo.

Veronica Boscarello e Mauro Corso


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