Regia
Claudio Jankowski
Aiuto regia
Marzia Viviani
con (in o.a.)
Alessandro Bellico |
Flaminia Prato |
Marica Bellico |
Edeta Scibior |
Marco Maria Boccacci |
Flavio Squillante |
Pino Di Gennaro |
Gianni E. Squillante |
Fabiana Giugliano |
Paolo Tripaldi |
PaoloPardo |
MarziaViviani |
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Scenografia |
Costumi, trucco e maschere |
Fausto Sangiovanni di Orvieto |
Anna Boldi |
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Realizzazione effetti speciali e maschere |
Interventi scenici e costumi per "Tragico Amoroso" |
Stefano Moretti |
Adrian Tranquilli |
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Foto di scena |
Animatore burattini |
Maria Paoletti |
Giovanni Bodò |
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Consulenza artistica |
Organizzazione generale |
Stefano Palmitessa |
MarziaViviani |
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Riprese sonore |
suono a cura di |
Dino Raini |
Sandro Peticca |
Studio di registrazione
Mauti Colaiacomo
C’era una svolta...
Tragico amoroso - Ubu re
Sono due opere che segnalano I'aspirazione ad un passaggio. Ad una svolta. La prima dal tragico shakespeariano all'amoroso panelliano. Scritta nel 1999 Tragico amoroso è un breve atto unico, pretesto ad una specie di sogno o di incubo, in cui si dibatte e s'arrovella un Riccardo III disincantato e lussurioso. Il gusto per I'allucinazione filosofica per le citazioni profetiche sono il tappeto sul quale, il geniale Panella, si muove o fa muovere. Seguendo i pensieri espressi da Riccardo non ho potuto fare a meno di pensare al pittore inglese (pure lui) Francis Bacon, alle rappresentazioni dei suoi uomini distorti e sfigurati.
Ai suoi personaggi deformati da una patina resinosa: "le nostre belle mosse disossate, le belle lussazioni dell' amore".
Un cavallo per fuggire (un cavallo! il mio regno per un cavallo!) come un desiderio per fuggire' Cavallo = Desiderio.
Il 'desiderio del passaggio dalla tragedia (messinscena- ruolo) all' amore (esistenza-vita).
E poi tutto quel profluvio di nomi: "la hage dia sta tutta sui nomi" come non pensare a M. Proust, al meccanismo evocativo che essi scatenano nel pronun ciarli pensandoli.
Il testo di Panella è un testo di grande importanza. Ma è anche merito di Claudio Jankowski averne compreso l' essenza. Non solo. Jankowski adatta il testo ad una scena creativa, molto aderente a quella voglia di novità e di scoperta di tanto "buon" teatro contemporaneo' Come in una antologia di fiabe che si rispetti, le storie sembrano non finire mai e così da quella shakespeariana si passa a quelia di Jarry (1873-1907).
Da un re ad un alto- Ubu.
Il teatro di Jarry ha fatto testo per le avanguardie del '900 anticipando il cubismo, il surrealismo e poi il teatro cosiddetto dell'assurdo' Con il suo beffardo rifiuto della scenografia realistica e della recitazione realistica, abilmente sottolineata dalla compagnia di attori-mimi; interpreti sensibilissimi det dettato testuale' Ed è proprio la considerazione che il teatro contemporaneo, quello delle avanguardie' nasce con l'lIbu re a richiamarci l'idea di un passaggio' da una visione del mondo ad un'altra' Re Ubu irrisoriamente grottesco, simbolo del vuoto venato di stupidità ma anche proiezione della vigliaccheria brutale, del cinismo borghese' Di quella borghesia neo-capitalista che si affaccia prepotentemente sulla scena dei primi del XX" secolo. Jarry esprime insofferenza e tlbellione opponendosi ad un'arte piattamente imitativa e
naturalistica. Una vìttoria dell'irrazionalità sulla ragione, dell'immaginazione sui valori che il razionalismo borghese aveva emarginati? Giudicate voi. Quella storica "prima" del 10 dicembre 1896 segnò una svolta, la fine di un'epoca' Anche i personaggi dell'Ubu sono tutti sostanzialmente schermati, travestiti in quanto tendono ad identificarsi con il ruolo assegnato' Nella pièce viene descritta "una vicenda che si sgomitola, una successione di quadri che si giustappongono... quasi a sottoiineare che ormai la forza drammatica unificante non è nell'opera bensì fuori..." (G.R. Morteo) La parolateatrale di Jarry non domina più la scena, come nella tradizione, ma semplicemente occupoun posto ed è sistemata in un ordine che la comprende. Oh che beL castello marcondirondirondello Oh che bel castello marcondirondirondà.
E noi lo rifaremo marcondiro"'.
Stefano Palmitessa
Tragico Amoroso
ossia Riccardo Terzo:
lettura di sé
Rappresentazione dell' intervallo
tra un prima e un dopo Shakespeare
Teatro mosfro, teatro prodigio del teatro
perché 'onon ci si arna che in scena, mentre
il pubblico crede di vedere qualcosa...
ma noi facciamo veramente I'amore...
come se zoppicassimo distesi...
con slogamenti d'anche
e di giunture travagliate
meravigliosamente. . .
Tra papazzi percussioni e marce,
il circo Ubu va avanti e non si ferma
se non sull'orlo dell'abisso,
sul bordo di una di quelle ondate
di storica portata, davanti al mare.
Broccati e sartorie teatrali
soffocano la bancarella attore,
il cui ultimo staccio è una divisa.
Sotto il cumulo-tumulo
non si può soprawivere
che come vampiri.
Il teatro in mano ai burattini,
tra le mani, a loro volta,
dei manovratori, artigiani
di un teako di fiducia.
Le voci registrate
per non sapere dove
sbattere un testo
di avanguardia nel passato.
Pasquale Panella
Sintesi di una Parola
(La parola con cui, non a caso, inizia I'Ubu Re)
Una piccola scarpa
su di un ponte distrutto
è potere
descriverlo
è
difficile...
cervello ipersensibile
rimozione dell' esperienza
drammaticità della vita
una storia di sempre
che...
spigolando attraverco
il divenire dell'io
lo stridio delle panrle
rcclama un senso
che
il nostro corpo
inesorabilmente
non può trovare
perché?
perché
appartiene al corpo
da sempre
lo conosce in tutta
la sua profondità
infatti quel potere è:
merda
(quella di sempre, quella che uccide i bambini)
Gianni E. Squillante
NOTE DI REGIA
È uno spettacolo sull'ombra e sul potere.
Sono mostri: da Riccardo trI che si trasforrna assieme a Lady Anna in un alieno mutante perdendo sangue scuro dalla bocca alla banda di vampiri capeggiati da Padre e Madre Ubu che occupano la Polonia depredandola. "Mostri" dall'aspetto di marionette fra altre maschere e marionette, mischiati ai burattini veri, resi lontani dalla realtà tramite le loro voci registrate come nei teatrini per i bambini. Tutto è giocato tra le marce del circo e il suono violento delle percussioni, tra il sogno e la realtà dove I'ombra sembra custodirne e liberarne tanti altri ancora... di mostri. Riccardo III e Anna in una sinfonia di parole che li trascina lontano dalla loro caduta, Padre e Madre Ubu trasportati alla fine per mare alla ricerca di altre prede, ascoltano un discorso, ricordo di un lontano delirio, che però non farà mai tacere la musica della libertà, in questo caso l'inno polacco, un'occasione per ripensare ad altri odierni mostri ben peggiori di questi.
Claudio Jankowski
NOTA INTRODUTTIVA
È forse un luogo comune, ma non privo di fondamento, dire che il teatro contemporaneo nasca conl'(Jbu roi di larry. Non tutto il teatro contemporaneo, ma in particolare quella parte che ha nelle cosiddette avanguardie storiche (futurismo, dadaismo, ecc.) la propria espressione più tipica [......] Intanto era nato l'Ubu roi, senza dubbio sulla base di Les PolonaÍs (non n sass I'nziene è collocata in Polonia) I......1 I personaggi dell'Ubu sono tutti sostanzialmente maschere in quanto fendono ad identificarsi vistosamenúe con il ruolo loro assegnato e a limitare pensieri ed emozioni allo stretto indispensabile. La loro sola, o principale, complessità consiste nella doppiezza cioè nel tentativo di apparire - non per pudore, ma per calcolo - diversi da ciò che sono, o meglio da ciò che sono condannaú ad essere. Si tratta però di una doppiezzarozza, maldestra, piena di smagliature [......] La vicenda ha tutta I'improbabilita la truculenza e I'eccezionalità che I'uso vuole si addicano alla tragedia: concupire un regno, impossessarsene rucidando (con I'inganno) il legittimo sowano, inebriarsi nell'esercizio del potere assoluto ed essere travolti da un nuovo ricorso storico. La critica non ha awto difficoltà-a segnalare qualche ironico richiamo al Macbeth
shakespeariano [......] Il colpo di scena rispetto al modello classico è che gli "eroi" di questa storia non sono affatto superuomini, bensì volgarissimi subumani, con passioni, sì, estreme, ma estreme nel senso dell'abiezione e della Eîettezza, disposti ad ogni nefandezza per il possesso di un pastrano, di un ombrello, o per la possibilità di mangiare salsiccia quasi tutti i giorni, totalmente incapaci di cogliere i rapporti tra causa ed effetto.
Gian Renzo Morteo
Dalla nota introduttiva (Jbu re collezione teato Einaudi - Torino 1988)